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Coronavirus: un invito al cambiamento

di Arianna Pricca, il 13/03/2020

Già da qualche tempo aleggiava nell’aria la percezione che qualcosa di pernicioso stesse per sopraggiungere, un sottile presentimento di catastrofe imminente.

Eppure questo non ci ha fermato: sempre indifferenti, il volto rivolto dall'altra parte, le orecchie tappate e la persistenza nell'ignorare il rispetto per il nostro mondo, il nostro ambiente.

Ed ecco, ora quell’indefinito presagio si è concretizzato nell’epidemia di un virus nuovo e maligno, che sta dilagando e devastando il pianeta.

È giunto inizialmente in modo sommesso e poi si è moltiplicato a grande velocità, coinvolgendo stati interi e mietendo vittime in ogni strato sociale.

Il Coronavirus non distingue il ricco dal povero, non risparmia il potente o il saggio, ignora razze e religioni e imperversa fra gli umani, in un certo qual modo finalmente affratellandoli, dopo secoli di divisioni e pregiudizi razziali.

Ecco allora nascere spontanea una riflessione: questo momento così tragico della nostra storia potrebbe essere una opportunità di elevare la coscienza e di recuperare sentimenti dimenticati, quali la solidarietà, l’altruismo, la collaborazione e il senso civico.

Viviamo ora una crisi epocale: ma la parola crisi deriva dal greco e letteralmente significa SCELTA.
La scelta che ora tutti noi siamo chiamati a fare.

Non ansia, né paura, nemmeno confusione o indecisione: scegliere il cambiamento.

Accettare questo momento di crisi e viverlo in modo da farlo diventare una opportunità, mettendo in atto un processo di trasformazione.

Siamo ormai avvezzi a pensare solo a noi stessi: ora è di vitale importanza essere solidali, uniti, ordinati, scrupolosi delle regole che ci vengono imposte per limitare il contagio.

L’isolamento cui ora veniamo costretti, la rinuncia ai contatti fisici, alle calorose strette di mano, ai baci, ci costa tanta fatica, soprattutto considerata l'indole espansiva e affettuosa di noi Italiani.

D'altra parte questo limite di scambi ci dà modo di mettere in atto dinamiche di introspezione, allo scopo di fare emergere altre qualità come la consapevolezza di essere parte di un nucleo sociale, in cui ogni membro ha il dovere di proteggere gli altri da un pericolo che coinvolge tutti.

Solo così può avere inizio un'evoluzione collettiva verso mete più luminose e proficue per la nostra società.

L’impegno che oggi viene richiesto agli Italiani è grande e gravoso: le persone fragili, sole, depresse, anziane, sono penalizzate più di tutti da questo blocco obbligato dei contatti.

Eppure anche qui è opportuno riconoscere il lato buono: il fermo delle attività comporta un rallentamento dei ritmi frenetici a cui siamo ormai abituati.

Riscopriremo la gioia di trascorrere qualche ora in famiglia, senza fretta, meglio predisposti all'ascolto paziente dei figli o dei nostri vecchi.

La noia non deve farci paura: la lettura, la musica, l’arte, il bricolage, il cucito o la cucina; tutte attività magari trascurate da tempo, torneranno a stimolare la nostra fantasia.

Soprattutto daremo tempo alla riflessione su ciò che sta capitando all’umanità.

Dobbiamo recuperare l’umiltà di riconoscerci tutti facenti parte di un unico corpo: solo soccorrendo l’altro salviamo noi stessi.

Questo virus malefico ma necessario sta risvegliando il nostro senso civico, ci ricorda che dobbiamo collaborare, fare anche sacrifici e rinunce per la guarigione di tutti.

In attesa che l’epidemia si plachi, non viviamo la situazione come se fossimo in un bagno penale, ma come memoria del nostro essere fratelli!

E poi godiamoci le piccole gioie di questa vacanza forzata: la possibilità di divorare mille serie su Netflix senza sensi di colpa, di fare l’ amore a metà mattina o in pausa pranzo, di rileggere Harry Potter per la centesima volta.

L’inazione questa volta è il vero agire per mutare il corso degli eventi.

Il Coronavirus ha portato confusione e paura in un pianeta già piagato da guerre, conflitti e violenza: ora ci costringe a stare un po’ soli, in quarantena.

Accettiamo questo disagio senza rabbia e con amore, pensando al bene della comunità.

“Io, Coronavirus, sono l’ espressione chiara, tangibile e invisibile che il male è parte di una cultura corrotta, di un mondo malato che deve fermarsi un attimo per curarsi.
Ogni volta che fate del male agli altri, lo farete anche a voi.
Ogni volta che pensate che quello che succede non è vostra responsabilità, siete fuori strada.
Cogliete l’opportunità di pensare ad un futuro davvero migliore, cominciate a guardarvi dentro, pensare per davvero a un mondo in cui i principi dell'amore, della solidarietà e del rispetto non sono solo parole, ma segno di vera civiltà. Allora, facilmente, me ne andrò.»
Dott. Michele Guandalini

Disegno di Carolina Cortinovis

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