Leila arriva dal dottore quando nascondersi non è più possibile. A Kooshyar basta uno sguardo per decidere: la ragazza è all’ottavo mese, l’unica via per salvarla è indurre il parto subito, sul lettino dell’ambulatorio. Non è la prima volta che il dottore aiuta le donne del suo Paese a salvarsi dalla lapidazione, lo fa mettendo a rischio se stesso e la propria famiglia. Lo fa perché antepone la vita all’onore, perché ha imparato dalla strada in cui è cresciuto a occuparsi del prossimo. Con ferrea volontà è diventato medico, ha scoperto la cultura e ha imparato ad amare i libri. Anche Leila è una lettrice accanita. Sognava l’università, non voleva arrendersi al destino già scritto per lei, e ora chiede disperatamente aiuto. Mentre aspettano che inizi il travaglio, il dottore e la ragazza si raccontano, scoprono un’affinità, stringono un legame rituale che renderà Leila indimenticabile per Kooshyar: anni dopo, rifugiato politico dall’altra parte del mondo, decide di unire la propria storia e quella di Leila in questo libro a due voci, lucido e profondamente emozionante.