La ’ndrangheta calabrese non ha certo l’immensa fama di Cosa Nostra o della camorra, ma ha oggi ramificazioni in ogni regione italiana e nei cinque continenti, può vantare rapporti con organizzazioni criminali e terroristiche straniere di primissimo piano ed è uno dei principali responsabili dell’immenso fiume di cocaina che ha invaso le nostre città negli ultimi anni. Il suo giro d’affari complessivo ammonterebbe, per il 2007, a oltre 43 miliardi di dollari. Un risultato che è il frutto di una straordinaria capacità di adattarsi a ogni esigenza del mercato, di coniugare tradizione e modernità senza cancellare, tuttavia, la presenza di antichi rituali, magari riadattati, ma mai del tutto scomparsi. Un universo simbolico che può apparire bizzarro o delirante, ma è in realtà funzionale alla conservazione di un’identità da affermare in ogni luogo e in ogni occasione. Quella di Gratteri e Nicaso è la straordinaria ricostruzione storica e ambientale di un universo criminale di sconvolgente pervasività ed efferatezza. Una ricostruzione che è anche un percorso, nello spazio e nel tempo, indispensabile per capire chi gestisce oggi davvero gli affari sporchi dentro e fuori i confini italiani.