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G. Vi racconto Gaber

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Recensione

G. Vi racconto Gaber

Raffaella Silipo, Tuttolibri - La Stampa

Barbera e champagne erano loro due: Giorgio Gaber e Sandro Luporini, suo amico, autore, collaboratore per più di 40 anni. Spesso dietro le quinte, ancora di più dopo la scomparsa di Gaber, il 1° gennaio 2003. Adesso finalmente Luporini racconta: il primo incontro negli Anni 60, lui aveva 30 anni e dipingeva, Gaber, neo ragioniere, suonava il rock’n’roll. Si piacquero subito, iniziarono a scrivere insieme, poi nacque il «signor G», e con lui il Teatro Canzone. Intorno a loro l’Italia faceva finta di essere sana. Tutto il resto è storia e illogica allegria.

Sinossi

Questo libro è un evento. Una storia che aspettavamo ci venisse raccontata. Un tuffo in un mondo che suscita nostalgia anche in chi non l’ha vissuto. A dieci anni dalla scomparsa di Giorgio Gaber, il suo storico coautore e amico Sandro Luporini rompe l’ormai leggendario riserbo, e dal suo inviolabile rifugio viareggino apre le porte su uno dei più straordinari sodalizi artistici degli ultimi decenni. Svelando un tesoro di cui è il più autorevole custode. Racconta le discussioni, le idee, i dubbi, le storie, qualche volta le coincidenze che hanno dato origine ai loro capolavori: cosa intendevano veramente in certe canzoni troppo spesso fraintese, da dove è nata la battuta “quasi quasi mi faccio uno shampoo”, o che “…volevamo dire ’libertà è spazio di incidenza’, ma anche senza essere musicisti si capisce bene che una roba così non si poteva proprio cantare”. Ma anche i particolari di un uomo fuori dall’ordinario, ironico e curioso di tutto, che lavorava anche quando sembrava fare altro e andava al mare con le Clark. Il bel pretesto narrativo è l’incontro tra Luporini e un ragazzo giovane, attento e appassionato che non ha avuto la fortuna di conoscere il Signor G e la sua epoca. Il risultato è puro Gaber: intelligenza, ironia, e una profondità che appena rischia di diventare pesantezza ha uno scarto, un guizzo, e ritorna meravigliosamente leggera. G. è quanto di più vero e definitivo si potesse scrivere su Giorgio Gaber. Sandro Luporini riesce nel miracolo di restituirci quello stile, quel gusto, quel modo di vedere le cose che ci ha tanto affascinato, e di cui tanto sentivamo la mancanza.

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