Funeralopolis
Tra Bresso, Sesto San Giovanni e Milano, ci immergiamo nelle vite di Vash e Felce, che insieme fanno musica, si fanno di eroina e condividono tutto. La loro realtà è a volte brutale, spesso comica, tragica e romantica. La loro eterna ribellione non ha causa, scopo o fine. Vash e Felce sono cresciuti tra il campetto da calcio, i murales, le risse, le case popolari e gli appartamenti occupati. Si sono incontrati grazie al rap, ai graffiti e la comune passione per l’esoterismo e le droghe e sono diventati amici nonostante due percorsi di vita molto diversi (Felce, già trentenne, è laureato in architettura, Vash, più giovane, si è fermato alla terza media). Registrano canzoni, fanno concerti, passano il tempo, tra lavoretti saltuari e spaccio. Entrambi con il sogno di fuggire dalla città, musicisti di provincia dalla cultura disordinata e amicizie variegate. Funeralopolis non parla di eroina. Non è un’indagine sugli effetti della dipendenza. Non vuole spiegare, giustificare, o esaltare lo stile di vita dei suoi protagonisti. È un film su due amici. Due ragazzi in cerca del senso della vita, in attesa della morte. Persi in un eterno girovagare in una città che sembra un deserto, parlando di sesso e religione, esagerando con la droga, cantando il degrado e la violenza e danzando tra le tombe di un cimitero.
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